Lawrence Peter "Yogi" Berra è nato in un piccolo quartiere italiano di Saint Louis chiamato "The Hill", da Pietro e Paulina Berra, immigrati da Cuggiono (Milano). La sua frase più famosa, pietra miliare e punto di riferimento per ogni giocatore di baseball è "It ain't over 'til it's over", ossia "Non è finita finché non è finita".
È stato ricevitore e manager della Major League Baseball dove ha giocato la sua intera carriera nella squadra dei New York Yankees. Yogi Berra è conosciuto da milioni di persone che neppure seguono il baseball. La sua persona trascende il gioco stesso. Con la sua bassa statura - circa 1,70 m - era apparentemente improbabile come star. E invece fu veramente una straordinaria stella da Hall of Fame. È uno dei soli 4 giocatori a essere stati nominati Most Valuable Player della American League 3 volte, e uno dei 6 manager a guidare sia una squadra della American League che una della National League alle World Series. Prese il suo più famoso soprannome da un amico che, vedendolo seduto con braccia conserte e gambe incrociate aspettando di battere o dopo aver perso una partita, disse che assomigliava a una divinità indù (yogi) che avevano visto in un film; anni dopo ispirò il nome (Orso Yoghi) di un famoso personaggio dei cartoni animati. Ma soprattutto nessuno nella storia del baseball ha vinto come lui: ovvero 10 World Series, da giocatore. Dove, alle World Series, è arrivato 14 volte, e dove detiene anche i seguenti record: più partite giocate (75), più alla-battuta (259), più valide (71), più doppi (10), più singoli (49). Una leggenda. Berra concluse la carriera di giocatore con le World Series del 1963, e fu assunto come manager dei New York Yankees. Molto è stato detto sull’episodio a bordo del bus della squadra nell’agosto del 1964. Dopo aver perso una partita, nel pulman che trasportava la squadra Phil Linz, interno degli Yankees, stava suonando la sua armonica a bocca e Berra gli ordinò di smetterla. Trovandosi all'altra estremità del bus, Linz non aveva sentito quello che Berra gli aveva detto e Mickey Mantle, maliziosamente, disse a Linz, “ha detto di suonare più forte". Quando Linz aumentò il suono Berra arrabbiato lo schiaffeggiò. Tutto apparentemente fu dimenticato quando gli Yankees di Berra vinsero il pennant dell’AL e affrontarono i Cardinals nelle World Series. Gli Yankees persero in sette partite, dopo di che Berra fu esonerato. Più tardi si disse che il direttore generale Ralph Houk era intenzionato a scaricare Berra già a metà stagione, apparentemente per una perdita di controllo sulla squadra. Berra fece un ritorno molto breve sul campo come giocatore-coach per i cugini Mets, giocando in sole quattro partite. La sua ultima apparizione alla battuta è avvenuta il 9 maggio 1965, a soli tre giorni del suo quarantesimo compleanno. Berra rimase con i Mets come coach per le otto stagioni successive, e ne divenne il manager nel 1972. Lo stesso anno, fu ammesso nella Hall of Fame. L’anno seguente i suoi Mets vinsero la NL East division, malgrado solo 82 partite vinte, ma persero le World Series in sette giochi. Berra rimase manager della squadra per altre due stagioni. Nel 1976, tornò agli Yankees come coach. La squadra vinse il primo dei tre titoli consecutivi dell’AL e Berra fu considerato come un'amuleto portafortuna. Finalmente fu nominato manager degli Yankees prima della stagione 1984. Berra acconsentì di rimanere a dirigere la squadra per la stagione 1985 dopo aver ricevuto le rassicurazioni dal presidente Steinbrenner che non sarebbe stato esonerato. Ma Steinbrenner impaziente gli diede il ben servito dopo la sedicesima partita della stagione. Ciò causò una spaccatura fra i due uomini che sarebbe durata per quasi 15 anni. Berra dichiarò che non sarebbe mai più ritornato allo Yankee Stadium finchè il proprietario fosse stato Steinbrenner. Il 18 luglio 1999, Larsen e Berra commemorarono quel pefect game del 1956 con una cerimonia del lancio della palla durante lo "Yogi Berra Day" allo stadio degli Yankees. Questa fu una parte della celebrazione per festeggiare il ritorno di Berra allo stadio, che concluse definitivamente le sue ostilità, durate 14 anni, con il proprietario George Steinbrenner. La cosa più stupefacente fu che David Cone, lanciatore degli Yankees, lanciò il suo perfect game contro i Montreal Expos, per la sedicesima volta nella storia della Major League. La coincidenza di questo perfect game fu motivo perché Yogi sfornasse uno dei suoi “Yogiisms” più famosi : “E’ come il deja vu ancora una volta". Berra, appunto, è diventato famoso, oltre che per le sue gesta sportive, per i suoi famosissimi aforismi. in America le chiamano Yogiism. Massime, battute (involontarie), aforismi, tutto pronunciato da Yogi Berra: - "Dovete crederci!" (You gotta believe!), con questo motto nel 1972 condusse, come manager, i New York Mets dall’ultimo posto fino alla vittoria del pennant della National league. - “Se ti trovi a un bivio, imboccalo” - “Abbiamo fatto troppi errori sbagliati”, in seguito allla sconfitta contro i Pittsburgh Pirates nelle World Series del 1960. - “Non rispondere mai a una lettera anonima” - “Se i tifosi non vogliono andare allo stadio, nessuno li può fermare” - “Nessuno ci va più, è troppo affollato”, riferendosi da un noto ristorante di St.Louis. - “Se il mondo fosse perfetto, non lo sarebbe” - “Dovreste andare al funerale degli altri, altrimenti loro non verranno al vostro” - “Sapevo che avrei preso il treno sbagliato, così sono partito presto” - “Se le altre squadre non avessero avuto problemi con noi, avrebbero vinto” - “Se non vi ponete degli obiettivi, non potrete lamentarvi quando poi non li raggiungerete” - “Non mi critico mai quando non batto. Incolpo la mazza e, se la cosa continua, cambio mazza. Dopo tutto, se so che non è colpa mia se non batto, come posso prendermela con me stesso?” - “Il 90% delle battute corte non vanno lontano” - “Ho sempre pensato che un record resiste finché non viene battuto” - “In teoria non c’è differenza tra teoria e pratica, in pratica sì” - “Dà il 100% nella prima metà della partita, se poi non è sufficiente, nella seconda metà dà tutto quello che ti è rimasto” - “Ok ragazzi, mettetevi in fila per ordine alfabetico, secondo la vostra altezza” - “Non mi ricordo di dover partire, così scommetto che non partirò” - “Metà delle bugie che ha detto su di me sono vere” - "Non comprerò un’enciclopedia ai miei ragazzi, andranno a scuola a piedi come ho fatto io” - “Io non ho detto davvero quello che ho detto” - “Il guaio del nostro tempo è che il futuro non è più quello di una volta” |