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La vittoria di Bellarte, la vittoria del futsal

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Non sono un giornalista, né ci sarà la cronaca delle partite in quest'articolo. Il mio intento è quello di far emergere da queste poche righe ciò che è emerso in me da questi quattro giorni di Final Eight. A detta di molti, se non tutti, la più bella di sempre. Partite spettacolari, sempre in bilico, con la vittoria delle squadre che hanno espresso il miglior futsal nel corso della manifestazione. Vince il Kaos di Andreijc, che si conferma al momento la miglior squadra under21 dello stivale. Vince la Lazio femminile delle superstar. Vincono e portano a casa il premio più ambito mister Bellarte e la sua Acqua&Sapone. L'allenatore di Ruvo è senza ombra di dubbio l'allenatore di futsal che ho seguito di più nell'ultimo quinquennio, andando più volte a vederlo in quel di Modugno e seguendo il grande salto in serie A con la squadra di Patron Barbarossa. Ne ho seguito il percorso sportivo fin dalla prima volta che mi fu raccontato dall'amico fraterno Cesare Rispoli, che ne tesseva le lodi fin dal campionato di Serie B, definendolo già allora l'allenatore più preparato d'Italia. E che, a suo modo, rivedeva in me la stessa "luce", per certi versi alcune somiglianze. Oltre al percorso sportivo, ho seguito il percorso di approccio allo sport e, soprattutto al nostro sport, perché andava esattamente a stimolare ciò che sentivo di essere già dentro di me. Non parlo, ovviamente, di identificazione puramente tattica. Ma di percorso di vita, di approccio ed empatia con la nostra disciplina. Avrei potuto cercare di spiegarlo in mille modi, ma sono sicuro che delegare il mio scrittore preferito, Nick Hornby, al posto mio sia la via migliore: "Ma a volte, molto raramente, canzoni, libri, film, quadri e foto sono l’espressione perfetta di te stesso. E questo non dipende necessariamente dalle parole o dalle immagini; il legame è meno diretto e più complesso. Quando cominciavo a dedicarmi seriamente alla scrittura lessi Ristorante Nostalgia di Anne Tyler e all'improvviso capii cos'ero e cosa volevo essere, in meglio o in peggio. Si tratta di un processo simile all'innamoramento. Non è detto che si scelga la persona migliore o la più intelligente o la più bella: c'è dell'altro sotto. Parlo di comprendere - o perlomeno avere la sensazione di comprendere - ogni scelta artistica, ogni impulso, l'anima dell'opera e di chi l'ha creata. 'Questo sono io' mi sono detto leggendo il ricco, triste e bel romanzo di Anne Tyler. 'Non sono un personaggio, non sono affatto simile all'autrice, non ho vissuto le esperienze di cui scrive. Eppure è così che mi sento, dentro. Questo è ciò che esprimerei, se dovessi mai trovare la voce per farlo.' E alla fine la voce l'ho trovata, ma era la mia, non la sua; tuttavia il processo di identificazione fu talmente forte che ancora oggi sento di non essermi espresso così bene, in modo così perfetto, come mi sembra abbia fatto Anne Tyler per me". Questo è ciò che penso abbia fatto Bellarte su di me, senza volerlo. 

Tornando alla singola vittoria della Coppa, come spesso accade quando seguiamo da vicino un percorso che porta ad una vittoria, che sia un Oscar, un'Olimpiade, o una qualsiasi competizione sportiva e non, al termine la sentiamo anche un po' nostra. Questa Coppa Italia l'ha vinta l'Acqua&Sapone, l'ha vinta di certo anche colui che ha messo le ali ai giocatori, il "Prof" Paolo Aiello, che ho avuto il piacere di ospitare sul mio sito, l'ha vinta la Società e tutti i giocatori, l'ha vinta forse la squadra di Bellarte meno "bellartiana" dell'ultimo decennio, ma di certo l'ha vinta Massimiliano Bellarte. La prima grande vittoria, non di certo l'ultima. E questo, mi avvicina ancor di più allo sport che amo così tanto. Perchè quando vince chi ha un legame così profondo con questo sport alla fine fa in modo che vince lo sport stesso. 

Quando vince Bellarte, alla fine, vince anche il futsal.




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