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Vittorio Lo Senno nato a Pisticci (MT) il 27/09/1980, Massofisioterapista della Nazionale Italiana di Calcio a 5 dal gennaio 2012, è diventato fin da subito una sorta di amuleto per "l'Italfutsal" di Mister Menichelli, conquistando nelle due competizioni Internazionali disputate altrettante medaglie di bronzo (agli Europei in Croazia e ai Mondiali in Thailandia). Dallo scorso agosto è entrato a far parte anche nello Staff Medico dell'Ita Fergi Matera, squadra che disputa la Serie A Femminile. Il club lucano nella stagione in corso ha conquistato l'accesso ai Play Off sia nella Coppa Italia che nel "Pool Scudetto". Relatore e correlatore in diversi clinic e corsi teorici e pratici (A.S.F.O.R.: Associazione Studi Formativi in Osteopatia Medica e A.I.M.S.: Associazione Italiana Massaggiatori Sportivi). Ultimo in sequenza temporale, relatore al "1° clinic di calcio a 5 in Basilicata" organizzato in collaborazione con la FIGC Basilicata a Calvello (PZ).
Nelle attività sportive la richiesta sempre maggiore di prestazioni elevate, può indurre ad episodi di insulto traumatico a carico della muscolatura scheletrica e più precisamente lesioni muscolari. Le lesioni muscolari rappresentano una delle più comuni lesioni che si verificano durante l’attività sportiva, con un’incidenza variabile tra il 10 ed il 55% di tutti i traumi.
EZIOLOGIA DELLE LESIONI MUSCOLARI
Gli eventi o l’evento che possono indurre una lesione a livello della fibra muscolare, anche se ad oggi, in letteratura, non sono compresi in modo esaustivo, possono essere suddivisi in due tipologie: meccanismi di natura fisica e meccanismi di natura metabolica.
MECCANISMI DI NATURA FISICA
I possibili meccanismi di natura fisica capaci di indurre un danno strutturale possono essere classificati a loro volta in due categorie:
- fattori di natura meccanica; si sottolinea la sostanziale differenza, in termini di forza, tra la contrazione eccentrica e quella concentrica e isometrica;
- fattori indotti dai cambiamenti della temperatura; si ipotizza che, durante una contrazione eccentrica, la temperatura locale del muscolo sia più elevata, fattore che predisporrebbe le fibre muscolari a cambiamenti strutturali e/o metabolici potenzialmente dannosi.
Fattori di natura meccanica
Il danno strutturale della fibra muscolare può essere causato da una singola contrazione muscolare come dall’effetto cumulativo di una serie di contrazioni (Armstrong e coll., 1991). La maggior parte degli studi presenti in letteratura internazionale trova un comune riscontro sul fatto che il danno muscolare si produce, nella quasi totalità dei casi, attraverso una contrazione di tipo eccentrico, durante la quale il muscolo si allunga nel momento stesso in cui è attivato dal punto di vista contrattile (Armstrong e coll., 1983; Lieber e Fridén, 1988; McCully e Faulkner, 1985). La ragione per cui la contrazione di tipo eccentrico risulta essere la maggiore responsabile dell’insulto traumatico è imputabile alla maggior produzione di forza che si riscontra durante una contrazione di tipo eccentrico rispetto a quanto invece non avvenga in quelle di tipo concentrico o isometrico (Stauber, 1989; Garret, 1990). La maggior produzione di forza durante una contrazione eccentrica è dovuta alle capacità elastiche della coda della miosina, che, grazie alle sue caratteristiche elastiche, permette di produrre più forza durante il distacco dei ponti acto-miosinici e dalla maggior forza generata dagli elementi passivi del tessuto connettivo del muscolo sottoposto ad allungamento (Elftman, 1966; Middleton e coll., 1994). Durante la contrazione eccentrica il muscolo viene sottoposto a un fenomeno di “overstretching” che può determinare l’insorgenza di lesioni a livello dell’inserzione tendinea, della giunzione miotendinea o a livello di una zona muscolare resa maggiormente fragile da un deficit di vascolarizzazione o da precedenti lesioni (Middleton e coll., 1994). Una maggiore incidenza di insulto traumatico avviene a carico dei muscoli pluriarticolari che, attraverso la contrazione di tipo eccentrico, sono deputati al controllo del range articolare di due o più articolazioni (Brewer, 1960). La diversità delle fibre muscolari presenta una differente incidenza di evento lesivo; le fibre a contrazione rapida (FT) sono maggiormente soggette a lesione rispetto a quelle a contrazione lenta (ST) (Garret e coll., 1984; Lieber e Fridén, 1992). I muscoli che presentano un’alta percentuale di fibre a contrazione rapida sono generalmente superficiali (Lexell e coll., 1983) e normalmente interessano due o più articolazioni, fattori entrambi predisponenti all’evento lesivo Brewer, 1960; Garret, 1990). Un ulteriore fattore di rischio è rappresentato dall’eterogeneità della lunghezza dei sarcomeri; durante il fenomeno dell’overstretching i sarcomeri di minor lunghezza possono lesionarsi oppure causare una lesione nei sarcomeri a loro adiacenti (Morgan, 1990). Inoltre, l’insulto traumatico sembrerebbe correlato sia all’intensità che alla durata dell’esercizio (McCully e Faulkner, 1986; Tiidus e Inauzzo, 1983). Il danno muscolare manifesta in genere una serie di complicazioni di ordine clinico–funzionali che sono identificabili in: perdita di forza contrattile, sensazione dolorosa, gonfiore e/o edema, diminuzione della capacità contrattile, alterazione del pattern propriocettivo muscolare e alterazione nello schema di attivazione neuro-muscolare (Armstrong, 1984; Ebbeling e Clarkson, 1989; Davies e White, 1981; Fridèn e coll., 1983; Hough, 1901; Newman e coll., 1983; Ogilvie e coll., Warren e coll., 1990).
Fattori temperatura-dipendente
Numerosi studi testimoniano come la temperatura intramuscolare sia maggiore durante il lavoro negativo (contrazione eccentrica) rispetto a quanto si verifichi durante il lavoro positivo (contrazione concentrica), quando il rateo sia rapportato a un equivalente metabolico o a un rateo di produzione di calore. Durante una contrazione eccentrica si verifica un transitorio e intermittente meccanismo di vasocostrizione che limita fortemente la capacità di trasporto del calore, prodotto dalla contrazione muscolare, da parte del sistema circolatorio. Per questo motivo la maggior produzione di calore durante il lavoro negativo è da imputarsi al ridotto rateo di degradazione del calore che si verifica durante il lavoro negativo, causato dal meccanismo vasocostrittivo sopramenzionato.
MECCANISMI DI NATURA METABOLICA
In un muscolo sottoposto ad una serie di intense contrazioni eccentriche può verificarsi una vasocostrizione capillare che può, a sua volta, essere la causa di un anossia intermittente e transitoria all’interno del ventre muscolare stesso. La diminuzione dell’efficienza del meccanismo di respirazione mitocondriale, causerebbe una diminuzione di ATP fornito dal meccanismo aerobico, che indurrebbe un sempre maggior coinvolgimento nella produzione energetica del meccanismo anaerobico lattacido. Questo, unitamente alla perdita di efficienza dei meccanismi termoregolatori sempre dovuta al meccanismo di vasocostrizione, causerebbe un abbassamento del Ph ed un aumento della temperatura muscolare, fattori che condurrebbero ad un aumento della fragilità sia delle miofibrille, che del tessuto connettivo di sostegno, predisponendo il muscolo all’evento lesivo (Armstrong e coll., 1991).
CLASSIFICAZIONE DELLE LESIONI MUSCOLARI
Le lesioni muscolari possono essere classificate in funzione della natura diretta o indiretta del trauma stesso (Craig, 1973) e classificate in due categorie:
- lesioni muscolari da trauma diretto, causate da un’azione diretta sul ventre muscolare di una forza esterna;
- lesioni muscolari da trauma indiretto, causate da meccanismi più complessi che comportano l’esistenza di differenti forze lesive.
LESIONI DA TRAUMA DIRETTO
Le lesioni muscolari da trauma diretto sono di natura contusiva e possono essere classificate, in base alla loro gravità, indicata indirettamente dall’arco di movimento effettuabile, in tre gradi:
- grado lieve: è consentita oltre la metà dell’intero arco di movimento;
- grado moderato: è consentita meno della metà ma maggiore di 1/3 dell’intero arco di movimento;
- grado severo: è consentito un arco di movimento inferiore a 1/3 dell’arco di movimento totale.
Il danno anatomico, causato da tali lesioni, e le seguenti fasi di riparazione biologica dell’area lesa, non differiscono sostanzialmente da quanto sia osservabile nelle lesioni da trauma indiretto (Armstrong e coll.; 1991).
LESIONI DA TRAUMA INDIRETTO
In ambito bibliografico, esiste una certa confusione lessicale nel dover classificare le lesioni muscolari da trauma indiretto. La classificazione delle lesioni muscolari da trauma indiretto, che sembra risultare di maggior razionalità sia dal punto di vista anatomo-patologico che dei criteri anamnestici e sintomatologici è quella di Nanni (2000); suddivide le lesioni muscolari da trauma indiretto basandosi su criteri di ordine anamnestico, sintomatologico e anatomo-patologico in:
Contrattura;
Stiramento;
Strappo di I grado;
Strappo di II grado;
Strappo di III grado (parziale o totale);
Contrattura
E’ una contrazione involontaria, insistente e dolorosa di uno o più muscoli scheletrici. Si manifesta con una sintomatologia dolorosa che insorge quasi sempre a una certa distanza dall’attività sportiva. Il dolore è mal localizzato, sostanzialmente imputabile a un’alterazione diffusa del tono muscolare e può insorgere da qualche ora al giorno dopo. Questo tipo di alterazione può ritenersi come conseguenziale a uno stato di affaticamento generale del muscolo. Non sono riscontrabili lesioni anatomiche attraverso le tecniche di imaging.
Stiramento
Lo stiramento rappresenta un eccessivo allungamento delle fibre muscolari, è sempre la conseguenza di un episodio doloroso acuto insorto durante l’attività sportiva. Il dolore è ben localizzato nella maggior parte dei casi; si è costretti a interrompere l’attività sportiva anche se la sintomatologia lamentata non comporta necessariamente un’impotenza funzionale immediata. Non si riscontrano lacerazioni macroscopiche delle fibre e sia il disturbo funzionale, sia la conseguente sintomatologia, possono essere attribuiti a un’alterazione funzionale delle miofibrille, della conduzione neuro-muscolare , a lesioni sub-microscopiche a livello sarcomerale. Si riscontra sul piano clinico un ipertono muscolare associato a sintomatologia algica.
Strappo
Si manifesta con dolore acuto e violento durante l’attività, attribuibile alla lacerazione di un numero variabile di fibre. Si è costretti ad abbandonare l’attività. Lo strappo è sempre accompagnato da stravaso ematico più o meno evidente che varia in funzione dell’entità e della localizzazione anatomica della lesione, nonché dell’integrità delle fasce. La classificazione in gradi è riferita all’entità del tessuto muscolare lacerato.
- Strappo di I grado: lacerazione di poche miofibrille all'interno di un fascio muscolare, ma non dell'intero fascio;
- Strappo di II grado: lacerazione di uno o più fasci muscolari, che coinvolge meno dei 3/4 della superficie di sezione anatomica del muscolo nell’area interessata, si ha un importante deficit funzionale ma non assoluto;
- Strappo di III grado: perdita della soluzione di continuità muscolare che coinvolge più dei 3/4 della superficie di sezione anatomica del muscolo nell’area interessata e che può essere distinta in parziale (lacerazione imponente, ma incompleta della sezione del muscolo) o totale (lacerazione dell'intero ventre muscolare).
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EZIOLOGIA DELLE LESIONI MUSCOLARI
Gli eventi o l’evento che possono indurre una lesione a livello della fibra muscolare, anche se ad oggi, in letteratura, non sono compresi in modo esaustivo, possono essere suddivisi in due tipologie: meccanismi di natura fisica e meccanismi di natura metabolica.
MECCANISMI DI NATURA FISICA
I possibili meccanismi di natura fisica capaci di indurre un danno strutturale possono essere classificati a loro volta in due categorie:
- fattori di natura meccanica; si sottolinea la sostanziale differenza, in termini di forza, tra la contrazione eccentrica e quella concentrica e isometrica;
- fattori indotti dai cambiamenti della temperatura; si ipotizza che, durante una contrazione eccentrica, la temperatura locale del muscolo sia più elevata, fattore che predisporrebbe le fibre muscolari a cambiamenti strutturali e/o metabolici potenzialmente dannosi.
Fattori di natura meccanica
Il danno strutturale della fibra muscolare può essere causato da una singola contrazione muscolare come dall’effetto cumulativo di una serie di contrazioni (Armstrong e coll., 1991). La maggior parte degli studi presenti in letteratura internazionale trova un comune riscontro sul fatto che il danno muscolare si produce, nella quasi totalità dei casi, attraverso una contrazione di tipo eccentrico, durante la quale il muscolo si allunga nel momento stesso in cui è attivato dal punto di vista contrattile (Armstrong e coll., 1983; Lieber e Fridén, 1988; McCully e Faulkner, 1985). La ragione per cui la contrazione di tipo eccentrico risulta essere la maggiore responsabile dell’insulto traumatico è imputabile alla maggior produzione di forza che si riscontra durante una contrazione di tipo eccentrico rispetto a quanto invece non avvenga in quelle di tipo concentrico o isometrico (Stauber, 1989; Garret, 1990). La maggior produzione di forza durante una contrazione eccentrica è dovuta alle capacità elastiche della coda della miosina, che, grazie alle sue caratteristiche elastiche, permette di produrre più forza durante il distacco dei ponti acto-miosinici e dalla maggior forza generata dagli elementi passivi del tessuto connettivo del muscolo sottoposto ad allungamento (Elftman, 1966; Middleton e coll., 1994). Durante la contrazione eccentrica il muscolo viene sottoposto a un fenomeno di “overstretching” che può determinare l’insorgenza di lesioni a livello dell’inserzione tendinea, della giunzione miotendinea o a livello di una zona muscolare resa maggiormente fragile da un deficit di vascolarizzazione o da precedenti lesioni (Middleton e coll., 1994). Una maggiore incidenza di insulto traumatico avviene a carico dei muscoli pluriarticolari che, attraverso la contrazione di tipo eccentrico, sono deputati al controllo del range articolare di due o più articolazioni (Brewer, 1960). La diversità delle fibre muscolari presenta una differente incidenza di evento lesivo; le fibre a contrazione rapida (FT) sono maggiormente soggette a lesione rispetto a quelle a contrazione lenta (ST) (Garret e coll., 1984; Lieber e Fridén, 1992). I muscoli che presentano un’alta percentuale di fibre a contrazione rapida sono generalmente superficiali (Lexell e coll., 1983) e normalmente interessano due o più articolazioni, fattori entrambi predisponenti all’evento lesivo Brewer, 1960; Garret, 1990). Un ulteriore fattore di rischio è rappresentato dall’eterogeneità della lunghezza dei sarcomeri; durante il fenomeno dell’overstretching i sarcomeri di minor lunghezza possono lesionarsi oppure causare una lesione nei sarcomeri a loro adiacenti (Morgan, 1990). Inoltre, l’insulto traumatico sembrerebbe correlato sia all’intensità che alla durata dell’esercizio (McCully e Faulkner, 1986; Tiidus e Inauzzo, 1983). Il danno muscolare manifesta in genere una serie di complicazioni di ordine clinico–funzionali che sono identificabili in: perdita di forza contrattile, sensazione dolorosa, gonfiore e/o edema, diminuzione della capacità contrattile, alterazione del pattern propriocettivo muscolare e alterazione nello schema di attivazione neuro-muscolare (Armstrong, 1984; Ebbeling e Clarkson, 1989; Davies e White, 1981; Fridèn e coll., 1983; Hough, 1901; Newman e coll., 1983; Ogilvie e coll., Warren e coll., 1990).
Fattori temperatura-dipendente
Numerosi studi testimoniano come la temperatura intramuscolare sia maggiore durante il lavoro negativo (contrazione eccentrica) rispetto a quanto si verifichi durante il lavoro positivo (contrazione concentrica), quando il rateo sia rapportato a un equivalente metabolico o a un rateo di produzione di calore. Durante una contrazione eccentrica si verifica un transitorio e intermittente meccanismo di vasocostrizione che limita fortemente la capacità di trasporto del calore, prodotto dalla contrazione muscolare, da parte del sistema circolatorio. Per questo motivo la maggior produzione di calore durante il lavoro negativo è da imputarsi al ridotto rateo di degradazione del calore che si verifica durante il lavoro negativo, causato dal meccanismo vasocostrittivo sopramenzionato.
MECCANISMI DI NATURA METABOLICA
In un muscolo sottoposto ad una serie di intense contrazioni eccentriche può verificarsi una vasocostrizione capillare che può, a sua volta, essere la causa di un anossia intermittente e transitoria all’interno del ventre muscolare stesso. La diminuzione dell’efficienza del meccanismo di respirazione mitocondriale, causerebbe una diminuzione di ATP fornito dal meccanismo aerobico, che indurrebbe un sempre maggior coinvolgimento nella produzione energetica del meccanismo anaerobico lattacido. Questo, unitamente alla perdita di efficienza dei meccanismi termoregolatori sempre dovuta al meccanismo di vasocostrizione, causerebbe un abbassamento del Ph ed un aumento della temperatura muscolare, fattori che condurrebbero ad un aumento della fragilità sia delle miofibrille, che del tessuto connettivo di sostegno, predisponendo il muscolo all’evento lesivo (Armstrong e coll., 1991).
CLASSIFICAZIONE DELLE LESIONI MUSCOLARI
Le lesioni muscolari possono essere classificate in funzione della natura diretta o indiretta del trauma stesso (Craig, 1973) e classificate in due categorie:
- lesioni muscolari da trauma diretto, causate da un’azione diretta sul ventre muscolare di una forza esterna;
- lesioni muscolari da trauma indiretto, causate da meccanismi più complessi che comportano l’esistenza di differenti forze lesive.
LESIONI DA TRAUMA DIRETTO
Le lesioni muscolari da trauma diretto sono di natura contusiva e possono essere classificate, in base alla loro gravità, indicata indirettamente dall’arco di movimento effettuabile, in tre gradi:
- grado lieve: è consentita oltre la metà dell’intero arco di movimento;
- grado moderato: è consentita meno della metà ma maggiore di 1/3 dell’intero arco di movimento;
- grado severo: è consentito un arco di movimento inferiore a 1/3 dell’arco di movimento totale.
Il danno anatomico, causato da tali lesioni, e le seguenti fasi di riparazione biologica dell’area lesa, non differiscono sostanzialmente da quanto sia osservabile nelle lesioni da trauma indiretto (Armstrong e coll.; 1991).
LESIONI DA TRAUMA INDIRETTO
In ambito bibliografico, esiste una certa confusione lessicale nel dover classificare le lesioni muscolari da trauma indiretto. La classificazione delle lesioni muscolari da trauma indiretto, che sembra risultare di maggior razionalità sia dal punto di vista anatomo-patologico che dei criteri anamnestici e sintomatologici è quella di Nanni (2000); suddivide le lesioni muscolari da trauma indiretto basandosi su criteri di ordine anamnestico, sintomatologico e anatomo-patologico in:
Contrattura;
Stiramento;
Strappo di I grado;
Strappo di II grado;
Strappo di III grado (parziale o totale);
Contrattura
E’ una contrazione involontaria, insistente e dolorosa di uno o più muscoli scheletrici. Si manifesta con una sintomatologia dolorosa che insorge quasi sempre a una certa distanza dall’attività sportiva. Il dolore è mal localizzato, sostanzialmente imputabile a un’alterazione diffusa del tono muscolare e può insorgere da qualche ora al giorno dopo. Questo tipo di alterazione può ritenersi come conseguenziale a uno stato di affaticamento generale del muscolo. Non sono riscontrabili lesioni anatomiche attraverso le tecniche di imaging.
Stiramento
Lo stiramento rappresenta un eccessivo allungamento delle fibre muscolari, è sempre la conseguenza di un episodio doloroso acuto insorto durante l’attività sportiva. Il dolore è ben localizzato nella maggior parte dei casi; si è costretti a interrompere l’attività sportiva anche se la sintomatologia lamentata non comporta necessariamente un’impotenza funzionale immediata. Non si riscontrano lacerazioni macroscopiche delle fibre e sia il disturbo funzionale, sia la conseguente sintomatologia, possono essere attribuiti a un’alterazione funzionale delle miofibrille, della conduzione neuro-muscolare , a lesioni sub-microscopiche a livello sarcomerale. Si riscontra sul piano clinico un ipertono muscolare associato a sintomatologia algica.
Strappo
Si manifesta con dolore acuto e violento durante l’attività, attribuibile alla lacerazione di un numero variabile di fibre. Si è costretti ad abbandonare l’attività. Lo strappo è sempre accompagnato da stravaso ematico più o meno evidente che varia in funzione dell’entità e della localizzazione anatomica della lesione, nonché dell’integrità delle fasce. La classificazione in gradi è riferita all’entità del tessuto muscolare lacerato.
- Strappo di I grado: lacerazione di poche miofibrille all'interno di un fascio muscolare, ma non dell'intero fascio;
- Strappo di II grado: lacerazione di uno o più fasci muscolari, che coinvolge meno dei 3/4 della superficie di sezione anatomica del muscolo nell’area interessata, si ha un importante deficit funzionale ma non assoluto;
- Strappo di III grado: perdita della soluzione di continuità muscolare che coinvolge più dei 3/4 della superficie di sezione anatomica del muscolo nell’area interessata e che può essere distinta in parziale (lacerazione imponente, ma incompleta della sezione del muscolo) o totale (lacerazione dell'intero ventre muscolare).
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