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L'influenza del gruppo sul singolo

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Nel 1956, lo psicologo polacco Solomon Asch realizzò l’esperimento che lo rese noto nell’ambito della psicologia sociale.
La base del suo esperimento consisteva nel fatto che l’essere membro di un gruppo è una condizione sufficiente a modificare le azioni e, in una certa misura, anche i giudizi e le percezioni visive di una persona. Il suo esperimento si focalizzava sulla possibilità di influire sulle percezioni e sulle valutazioni di dati oggettivi, senza ricorrere a false informazioni sulla realtà o a distorsioni oggettive palesi.
Il protocollo sperimentale prevedeva che 8 soggetti, di cui 7 complici dello sperimentatore all’insaputa dell’ottavo, si incontrassero in un laboratorio, per quello che veniva presentato come un normale esercizio di discriminazione visiva. Lo sperimentatore presentava loro delle schede con tre linee di diversa lunghezza in ordine decrescente; su un’altra scheda aveva disegnato un’altra linea, di lunghezza uguale alla prima linea della prima scheda. Chiedeva a quel punto ai soggetti, iniziando dai complici, quale fosse la linea corrispondente nelle due schede. Dopo un paio di ripetizioni “normali”, alla terza serie di domande i complici iniziavano a rispondere in maniera concorde e palesemente errata; il vero soggetto sperimentale, che doveva rispondere per ultimo o penultimo, in un’ampia serie di casi iniziava regolarmente a rispondere anche lui in maniera scorretta, conformemente alla risposta sbagliata data dalla maggioranza di persone che aveva risposto prima di lui. in sintesi, pur sapendo soggettivamente quale fosse la “vera” risposta giusta, il soggetto sperimentale decideva, consapevolmente e pur sulla base di un dato oggettivo, di assumere la posizione esplicita della maggioranza (solo una piccola percentuale si sottraeva alla pressione del gruppo, dichiarando ciò che vedeva realmente e non ciò che sentiva di “dover” dire).



Questo esperimento serve per mostrare il comportamento di un individuo all'interno di un gruppo. Le persone tendono infatti a uniformarsi alle persone che le circondano. Il gruppo (e la sua influenza) è uno strumento MOLTO POTENTE. 
Nella vita, così come anche nel futsal e genericamente nel mondo dello sport in generale. 

Mike Krzyzewski, "Coach K", riguardo ai singoli giocatori che hanno bisogno del gruppo disse: “Vogliono far parte di una squadra. Vogliono far parte di qualcosa di più grande di loro stessi. Vogliono essere in una situazione nella quale sentono di far qualcosa per un bene più supremo”.

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