Guy Roux è un personaggio genuino, esuberante e ironico. Caratteristico nel suo cappellino di lana, Roux le sue schiette opinioni non le ha di certo mai mandate a dire: storiche alcune sue colorite invettive rivolte non solo a dirigenti e giocatori avversari o agli arbitri, ma anche ai giardinieri degli altri impianti; lui che nel suo club controllava con meticolosità persino il terreno di gioco, che non a caso è sempre stato impeccabile. Quella tra l’allenatore e la cittadina della Borgogna è una bellissima storia d’amore iniziata nel 1961. Roux, all’epoca, aveva 26 anni ed era un giocatore dell’Auxerre che militava in terza divisione (la nostra serie C). Jean-Claude Hamel aveva da poco preso le redini della società e intuì che quel ragazzo non sarebbe mai diventato un buon calciatore, ma portava dentro, per carisma e intelligenza, le stigmate del grande allenatore. Gli fu offerto di diventare capitano-giocatore-allenatore e persino direttore sportivo dell’Auxerre. Al giovane Guy, che ancora non sapeva cosa avrebbe fatto da grande, sembrò un’ottima offerta anche perché ormai non sperava più di guadagnarsi da vivere col pallone. Hamel e Roux decisero di fondare la società su due pilastri: spese limitate e lancio dei giovani. Del resto l’Auxerre era stato creato nel 1905 dal vicario religioso Abbé Deschamps per aiutare i ragazzi del posto offrendoli la possibilità di praticare lo sport; da qui il nome completo di Association de la Jeunesse Auxerre (Associazione per la Gioventù di Auxerre). Roux iniziò a vivere in simbiosi con l’Auxerre e gettò le basi per quello che sarebbe diventato uno dei migliori settori giovanili d’Europa. Guardava tutte le partite delle cinque formazioni giovanili (a dire il vero l'ha fatto per tutto il tempo) non lasciando mai nulla al caso. Ogni giocatore era seguito nella sua crescita sportiva e personale. I risultati furono strabilianti. In pochi anni l’Auxerre salì tutti i gradini del calcio francese fino ad arrivare, nel 1980, nella massima serie. Specialità dell’Auxerre: la scoperta di giovani talenti da rivendere a peso d’oro. In tutto questo c’era e c’è ancora la mano di Roux. Su tutti un nome: Eric Cantona. Roux fu il primo a capirne le qualità, domandogli il carattere, e lo lanciò in orbita. Ma non possiamo dimenticare Bats, Boli, Guivarc’h, Lamouchi, Diomede, Silvestre, Saib, Laslandes, Cissé, Mexes, Kapo. A onor del vero, Roux non si occupa solo di giovanissimi. Nel corso degli anni si è specializzato persino nel rigenerare giocatori ritenuti bolliti per poi rilanciarli nei grandi club. Eclatante i casi di Scifo e Blanc che arrivarono in Borgogna con il timbro "finiti" stampato sulla fronte e poi tornarono a giocare ad alto livello. Blanc, dopo la cura Roux, andò al Barcellona e alcuni anni dopo vinse il titolo mondiale con la Francia. Come detto, dal 1980 l’Auxerre iniziò ad essere un ospite fisso dei piani alti del calcio francese. Dapprima ci furono piazzamenti in zona UEFA e brillanti prestazione nella Coppa (nel 1990 furono eliminati nei quarti dalla Fiorentina). Nel 1996, però, Roux completò la sua opera d’arte: lo scudetto. Lamouchi, Blanc, Laslandes, Diomede, West e Silvestre furono gli eroi di quel titolo, a cui seguì, l’anno dopo, un brillante cammino in Champions League (eliminazione nei quarti di finale). Risultati impensabili per una cittadina di appena 40.000 abitanti senza grosse industrie intorno, che viveva solo dell’ingegno del suo allenatore e dei suoi dirigenti. proprio nella stagione in cui festeggia 100 anni, l’Auxerre ha dovuto salutare quello che sicuramente verrà ricordato come l’uomo simbolo di questa squadra francese. Guy Roux, all'epoca 66.enne, all’indomani della conquista della Coppa di Francia ha dato l’addio alla panchina dell’Auxerre dopo averla condotta con numeri da record. Quest’uomo testardo, burbero, sincero ma anche vincente, è con gli anni diventato l’orgoglio di una intera regione, la Borgogna e come i vini di questa terra ha dimostrato di migliorare con gli anni. Lui che in questa regione si era trasferito in tenera età, affidato dai genitori ai nonni paterni per sfuggire al clamore della seconda guerra mondiale, che in Alsazia si sentiva ancor più minaccioso. Si perchè Guy Roux è nato lontano dalla Borgogna, in una cittadina di confine, Colmar, famosa più che altro per aver visto nascere lo scultore della Statua della Libertà di New York, Frederic Auguste Bertholdi.
Oltre a questa fantastica storia d'amore, sono due gli aneddoti legati fortemente al tecnico avvenuti in rapida successione: nel 2007, dopo due anni di pausa, l'offerta del Lens lo ha spinto a rimettersi in gioco all'età di 68 anni. Proprio per quest'ultimo dato si è trovato però di fronte a un inghippo giuridico: il limite a 65 anni fissato dal regolamento della Lega che risale al 1974. Un ostacolo da niente per l’allenatore più longevo d’Europa che ha deciso di dar battaglia, trasformandosi in un caso vivente. Un caso su cui sono intervenuti anche il Presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy, il ministro dell’Economia e quello dello Sport. Tutti a favore di Roux, naturalmente, definendo obsoleto il limite di 65 anni. Vinta questa battaglia, Roux, contrariamente all'epica avventura in Borgogna, è durato solo per 7 partite sulla panchina dei giallorossi, esonerato dopo 2 pareggi e 2 sconfitte in Ligue 1 (e 3 partite di Coppa, una vittoria, un pareggio ed una sconfitta). |