Il pensiero controfattuale
Controfattuale significa, letteralmente, contrario ai fatti ed il pensiero controfattuale si riferisce alla simulazione di alternative ad eventi passati o presenti. L'abilità di immaginare quel che sarebbe accaduto, invece di quello che effettivamente è successo, si chiama "pensiero controfattuale". Questo tipo di pensiero genera reazioni diverse anche per ciò che concerne gli sportivi: esso serve a ragionare sulle possibili conseguenze delle nostre azioni, o sulle possibili determinanti della nostra situazione presente, ed è molto utile nella soluzione di problemi, nella messa a punto di una strategia, e nelle decisioni. Ma esso ha un ruolo fondamentale anche nella nostra esperienza emotiva. Esiste una classe di emozioni, definite da alcuni autori emozioni controfattuali, che scaturiscono da un’inferenza di questo tipo. Sono un esempio tipico il rimpianto o il rimorso, ma anche altre emozioni spiacevoli come la colpa o la vergogna. Il pensiero controfattuale ha una notevole impronta anche nel campo sportivo e lo dimostra un studio effettuato da alcuni psicologi della Cornell University successivo alle Olimpiadi del 1992: hanno scoperto che i vincitori delle medaglie di bronzo sono più felici e soddisfatti dei vincitori di quelle d’argento. Durante i giochi di Barcellona del 1992 gli atleti medaglia d’argento sono risultati ossessionati da pensieri del tipo: “potevo vincere l’oro”, identificando la loro possibilità di gloria e di successo non con la vittoria contro quasi tutti gli altri ma con la perdita nei confronti di una sola persona. Qualsiasi fosse la soddisfazione provata, i ricercatori hanno accertato che “spesso si stemperava in pensieri contorti su ciò che poteva essere e non era stato”. D’altro canto il pensiero controfattuale degli atleti medaglia di bronzo faceva prendere loro coscienza del fatto che potevano finire al quarto posto, terminando la gara “negli spogliatoi e non sul podio”.
Questi pensieri su cosa sarebbe dovuto o potuto essere prendono spesso la forma di proposizioni condizionali dove l’antecedente costituisce un’azione o una decisione del soggetto diversa da quella fattualmente vera, ed il conseguente uno stato del mondo diverso da quello reale e posto, spesso, in termini valutativi. Basti pensare in una competizione sportiva alla differente valutazione di un risultato di parità negli sport di squadra: la squadra che, ad esempio, era in vantaggio avrà una visione ed una considerazione estremamente diversa della squadra che prima di ottenere quel pareggio stava perdendo. La sensazione che passa da una mancata vittoria ad una mancata sconfitta implica che ogni atleta amplifichi i propri pensieri distinguendo in maniera propria ciò che, al contrario, è la realtà per entrambe: un pareggio. Alcuni giudizi divengono più estremi: un esito può apparire peggiore se è saliente un’alternativa più desiderabile, o migliore se è saliente un’alternativa meno desiderabile. Inoltre, dal momento che possono essere costruiti come proposizioni condizionali relative ad un evento, i controfattuali inducono inferenze causali. Nonostante questo tipo di pensiero sia utile e talvolta indispensabile al nostro adattamento all’ambiente in cui viviamo, indugiare eccessivamente nella valutazione di un mondo possibile che è stato scartato da una nostra scelta o dal corso naturale degli eventi può facilmente dare origine a questo tipo di sentimenti dolorosi, ed è tra l’altro un schema di pensiero tipico degli stati depressivi, in cui spesso la realtà, cioè l’unico mondo fattuale, passa, nell’attenzione della persona, in secondo piano rispetto agli altri mondi controfattuali. Nel pensiero controfattuale si mescolano fantasia e creatività con la realtà delle nostre scelte. Vivere un’esperienza, evoca alternative controfattuali utilizzate come termini di paragone; il punto di riferimento impiegato in questa comparazione determina la qualità della reazione affettiva: i controfattuali che forniscono alternative migliori dell’esito inducono insoddisfazione; i controfattuali che si presentano come alternative peggiori della realtà inducendo sentimenti positivi: tale fenomeno viene chiamato “amplificazione emozionale”. |