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La ricerca del timing e dello spacing giusto

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L’inizio di campionato conserva sempre un certo fascino particolare, ma porta con se, inevitabilmente, diverse paure nella testa di un allenatore che possono acuirsi o svanire nel corso dei minuti.

Il nostro inizio è stato un mix perfetto di tutto questo, con cose buone e cose meno buone. Fin dal primo minuto, nella gara d’esordio contro gli All Blacks Bernalda, ho notato il desiderio della squadra di avere la pazienza necessaria per scardinare un avversario che ha fatto in maniera molto disciplinata una partita accorta ma poco coraggiosa, difensiva quasi oltre misura. Un avversario però che, proprio per questo, ci ha messo in difficoltà lasciando pochi spazi e concedendosi pochissime ripartenze che avrebbero potuto concederci altrettante transizioni.  Dicevamo, una partita paziente, tutto sommato con un buon palleggio ma senza il dovuto timing e il necessario spacing. Il concetto di timing, che si potrebbe tradurre con «ritmo», è tanto immediato quanto importante. Si tratta di sincronizzare il tuo movimento con quello dei compagni in modo da massimizzarne l’efficacia. Lo spacing riguarda, invece, la distanza tra i 4 giocatori di movimento in campo (o anche 5 in molti casi). L’obiettivo della difesa è quello di avere uomini che mentre marcano il proprio avversario diretto sono anche in grado di disturbare almeno un altro dei giocatori avversari. Quindi l’attacco punta ad avere uno spacing tale da rendere impossibile per un difensore marcare contemporaneamente due attaccanti. La distanza che divide i giocatori (senza essere esagerata con la conseguenza di rendere i passaggi difficili e pericolosi) deve perciò costringere il difensore a fare una scelta che gli precluda almeno una cosa. Se aiuta non deve poter recuperare, se non aiuta deve poter ostacolare solo il suo avversario diretto. Questi concetti valgono ovunque, a qualsiasi livello, ma vengono sviluppati con diversa velocità di esecuzione man mano che ci si avvicina al “vertice della piramide". Più lenta è l’esecuzione, più facile è per gli avversari interferire sulla stessa e rallentarla ulteriormente. Il corretto timing e il corretto spacing concorrono a rendere possibile lo sfruttamento del vantaggio, cioè la situazione all’interno dell’azione in cui l’attacco ha preso il sopravvento sulla difesa. Con la tecnica, l’atletismo, lo sfruttamento di un blocco e/o di un particolare movimento, creare un vantaggio è sempre più possibile nel futsal moderno.
Ed è questo ciò che è mancato nella prima gara. Anche se va sempre tenuto conto delle difficoltà che comporta giocare su un campo in erba sintetica e all'aperto, con tutte le conseguenze del caso. Al contrario, nella partita di Coppa in casa del Calciano tre giorni dopo, la squadra è riuscita a trovare un ritmo e delle spaziature nettamente migliori in un campo estremamente piccolo (ma con una superfice veloce e al coperto) e contro un avversario plausibilmente migliore. Tutto questo va a forgiare la mia idea che, appunto, la qualità del gioco sia in fase di possesso che in fase di non possesso con il giusto tempo e spazio riguarda si gli attori in campo o gli avversari, la superfice di gioco (in categorie Regionali) e tutti gli altri fattori esterni, ma non può  non tenere in considerazione la loro conoscenza, il loro feeling, la loro "intelligenza" sportiva,  la loro capacità di collaborazione e, non ultimo a mio parere, l'inserimento degli ingredienti giusti nella costruzione di un quintetto da parte di un allenatore.




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