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Vince Lombardi

Vincent Thomas Lombardi, conosciuto con il diminutivo di Vince, è stato un noto allenatore di football americano negli anni '50 e '60. Nella sua carriera ha vinto due Super Bowl e dal 1971 il trofeo che viene assegnato ai Campioni della NFL prende il suo nome.

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Allenatore di chiare origini italiane (i nonni erano immigrati italiani di Salerno) figlio di Enrico (Harry) un macellaio che lo avrebbe voluto a bottega, e di donna Maria, che lo avrebbe voluto prete. Vincenziello però preferiva maneggiare un’ovale di cuoio sui prati di Sheepshead Bay, e ci riusciva tanto bene che il football finì per diventare il suo pane, il suo destino, la sua religione. Prima membro della «seven blocks  of granite», la rocciosa linea difensiva della Fordham University, poi professionista a 50 dollari la partita per i Wilmington Clippers. Infine allenatore. Anzi: l’Allenatore. Fisico tozzo, cappellaccio schiacciato sulla  testa tosata a spazzola, occhiali e dentoni da nerd, cervello finissimo. Etica da sgobbone, fascino da conferenziere. Quelli che ti fanno sputare sangue in palestra, in campo, nella vita, e te lo fanno anche sembrare giusto. «Di coach che sanno scrivere uno schema alla lavagna ne trovi dozzine – sosteneva -. I pochi che vincono sanno entrare dentro i loro giocatori e motivarli.»

LOMBARDI PENSIERO
"Vincere non è qualcosa che succede qualche volta: è qualcosa che deve avvenire sempre. Tu non vinci una volta ogni tanto e non fai le cose giuste una volta ogni tanto: tu le fai giuste sempre. Sfortunatamente, il vincere è un’abitudine, così come il perdere! Non c’è spazio per il secondo posto: nel nostro posto conta solo il primo posto. Il secondo posto va bene per le gare di bocce, ma quello è uno sport per perdenti giocato da perdenti. E’ ed è sempre stato un punto d’orgoglio della nostra gente essere primi in ogni occasione, e vincere…  vincere… vincere!
Ogni volta che un giocatore scende in lizza deve essere impegnato dalla punta dei piedi alla testa. Ogni suo centimetro deve giocare. Alcuni  individui giocano con la testa, e va bene, perché devi essere intelligente per diventare il numero uno in ogni campo. Ma più importante ancora: devi giocare  con il cuore e con ogni fibra del tuo corpo. Se sei abbastanza fortunato da trovare gente che abbia testa e cuore, non finirai mai secondo! Formare una  Squadra di Basket non è diverso dal mettere in atto qualsiasi organizzazione (finanziaria, politica o militare). I principi sono gli stessi. Obiettivo: sconfiggere, vincere, battere gli altri. Ciò può sembrare crudele, ma io non penso che lo sia. La realtà di vita è che gli uomini sono competitivi e che le gare più competitive sono fatte per gli uomini con più spiccato senso
agonistico. Questa è la ragione per cui esistiamo: per competere. I giocatori conoscono le regole ed obiettivi della partita. Obiettivo-vittoria: in maniera  pulita, decente, netta e nel rispetto delle regole, ma sempre vittoria! In verità non ho mai conosciuto un individuo che in ultima analisi (al fondo del suo cuore) no abbia apprezzato la grinta e la disciplina. Esiste qualcosa nella brava gente che realmente strugge, e di cui ha bisogno: disciplina,ed aspra realtà di battersi l’uno contro l’altro. Non sto dicendo questo perché credo in una natura umana brutale o bestialmente combattiva. Io credo in Dio e nel decoro umano. Ma io credo fermamente che ciascun momento più bello dell’uomo, la sua  più grande aspirazione per tutto ciò che ritiene caro, sia il momento in cui ha messo pienamente senza riserve il proprio cuore in una causa, e giace esausto sul terreno di battaglia, vincitore."

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