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Il giorno che m'innamorai del futsal

Ognuno di noi ha ben impresso nella mente il momento in cui s'innamora nella vita. Il più delle volte per innamoramento pensiamo solo al/alla nostro/a partner o comunque al sentimento verso un altro essere umano. Ma ci sono tante forme d'amore che possono essere diverse dal così detto "amore romantico".  Sono svariate ed una di queste, ugualmente passionale e sentimentale, si rifà a quelle che noi stessi chiamiamo passioni. Così come l'innamoramento per altri esseri umani, anche quello per questa disciplina ha un incontro, una data ed un luogo. "L'incontro" con qualcosa che scopriremo di amare crea cose nuove. Dà vita a pensieri, riflessioni, sentimenti e azioni. Ma anche quel momento ha radici più profonde: il calcio, come per gran parte degli italiani, è stato per me da sempre un amore profondo. Poi, come quasi la totalità delle persone che amano il calcio, tutti abbiamo sempre praticato anche il "calcetto". Quasi fosse la parte ricreativa del calcio da svolgere, al contrario, rigorosamente in team organizzati. Poi una lieve trasformazione nella mia vita ci fu già nel 2002, a vent'anni, quando passai a praticare calcio a 5 in forma già più professionale, con il primo incarico da allenatore. Ma l'innamoramento, quello vero, è arrivato il 24 febbraio 2003: Italia-Ucraina, finale dell'Europeo. Lo ricordo perfettamente. Palamaggiò di Caserta, oltre 7000 connazionali a tifare una Nazionale "atipica" nel mio concetto di Nazionale. La mia prima vera partita dal vivo da spettatore di questa disciplina. Con il senno di poi, una Finale di un Europeo, non fu proprio una brutta scelta. Da quel giorno capii che esistevano delle differenze sostanziali e clamorose dal "calcetto" al futsal. All'inizio rimasi quasi spaesato da quell'organizzazione perfetta che limitava le iniziative personali. Ma con il passare dei minuti, aumentava l'interesse e, più guardavo quei movimenti "perfetti", più mi sentivo in balia. Tanti elementi che prima di allora neanche immaginavo: la palla che non si fermava mai, giocatori che si muovevano in continuazione come fossero telecomandati da qualcuno. I cambi a ripetizione. Il ritmo. La ricerca della perfezione nel non rischiare niente (quasi ai limiti della noia nel primo tempo), la velocità di pensiero e di esecuzione, i capelli platino di Bertoni e il portiere dell'Ucraina, Kornyeyev, un gigante senza guanti insuperabile. Il tempo effettivo. La punizione di Bacaro e il pubblico impazzito. Il portiere di movimento. L'ingenuità e la sorpresa nell'osservare una partita di calcio a 5 che finiva 1-0, con gol su calcio di punizione poi. Lo stupore iniziale accompagnato da una forma di seduzione che cresceva con il passare dei minuti. Da quel giorno, il 24 febbraio 2003, m'innamorai del futsal, così come scrisse il mio scrittore preferito Nick Hornby nel suo celeberrimo libro Febbre a 90' "improvvisamente, inesplicabilmente, senza pensare al dolore o allo sconvolgimento che avrebbe portato con sé".

I love futsal.

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